Per tanti anni la Grecia ed i suoi titoli di Stato hanno rappresentato il fondo che poteva essere toccato in Economia per ciò che riguarda l’Eurozona: ora l’Italia le “ruba” il primato, negativo.
Cosa è successo? E’ presto detto, lo spread tra i btp e bund è pari fino a 288 punti. E ieri, per la prima volta dal marzo del 2008, chi ha comprato titoli di Stato quinquennali di Atene lo ha fatto con tassi d’interesse più bassi rispetto a quelli italiani: 1,78% contro l’1,82%. Sembra un’inezia ma non lo è, dato che è quel che accade questo quando gli investitori sentono l’incertezza politica creata dalle parole grosse e dalla mancanza di fatti.
Quel che è necessario comprendere è che anche solo le intenzioni di voler alzare il debito pubblico possono causare problemi nel mercato finanziario: se a ciò si aggiunge una certa incertezza internazionale che non aiuta affatto, il risultato è senza dubbio negativo. Nel caso specifico a rivelarsi deleterio per i nostri titoli di stato è stata l’incertezza generale nei nostri confronti e l’annuncio di Donald Trump in merito a possibili dazi nei confronti del Messico: un fatto macroeconomico internazionale che ha pesato su titoli già di per sé considerati rischiosi e che tra le altre cose ha portato a far crescere i rendimenti dei nostri btp quando tutti gli altri scendevano.
Azione che ha avuto conseguenza non leggera: il Ministero dell’Economia ha dovuto rinviare all’autunno l’asta dei btp Italia. Possibile che l’economia greca vada meglio? No, assolutamente, ma in momenti di incertezza si investe sui beni rifugio e sui titoli che potenzialmente hanno più possibilità di migliorare: qualcosa che non sembra riguardare il nostro paese.