La Federal Reserve americana ha deciso d’iniziare a tagliare l’acquisto di titoli di stato: una decisione che sci si aspettava giungesse prima o poi, nonostante la promessa di mantenere una politica monetaria accomodante.
Stop graduale al programma di aiuti
Ecco quindi che qualcuno, tra i grandi, inizia già dà ora a frenare il flusso di aiuti all’economia: l’inflazione è alta, ma le stime sostengono che sia transitoria come situazione. La crescita deve essere sostenuta e per tale motivo la FED ha deciso di rimanere generalmente accomodante.
Gli acquisti pandemici però, possono iniziare a diminuire dato che i numeri che si registrano al momento sono gli stessi che la Federal Reserve aveva stabilito come requisito per iniziare a chiudere i cordoni della borsa lo scorso dicembre 2020.
Cosa accadrà ora? Semplice, la FED calerà la quantità di acquisti di titoli di stato: per questo mese saranno 70 miliardi rispetto agli 80 di ottobre e 35 miliardi di mortgage-backed securities rispetto ai 40 miliardi precedenti. Si scenderà ancora di più a dicembre, passando a 60 miliardi di T-Bond e 30 miliardi di Mbs.
Scendendo in questo modo il programma si dovrebbe azzerare entro la metà del 2022, così ha spiegato nel corso della conferenza stampa indetta dalla FED il presidente Jerome Powell, sottolineando che in caso si dovesse rendere necessario, la banca centrale americana sarebbe pronta ad adeguarsi a nuovi cambiamenti in ambito di politica monetaria.
Inflazione e situazione economica americana
La situazione economica americana è stata valutata dalla FED come invariata rispetto agli scorsi mesi e sebbene il Pil abbia rallentato secondo gli analisti dell’Istituto a causa dell’aumento estivo dei casi di Covid-19 “la crescita economica dovrebbe accelerare durante questo trimestre” ha sottolineato Powell, “determinando una forte crescita quest’anno nel suo complesso”.
Per ciò che concerne l’inflazione, come già anticipato, è stato sostenuto che si tratti di una situazione transitoria che si sta verificando a causa di “squilibri” tra domanda e offerta e saranno la pandemia e il progresso nella campagna vaccinale a dettare il suo andamento, tra gli altri fattori.
Spiega Jerome Powell che il problema dell’inflazione non può essere risolto attraverso interventi particolari di politica monetaria:
“I nostri strumenti non possono ridurre i vincoli all’offerta. Continuiamo a credere che la nostra dinamica economia si adeguerà agli squilibri. [Per questa ragione] l’inflazione calerà a livelli molto più vicini al nostro obiettivo di lungo periodo“.
E quindi tra il secondo e il terzo trimestre del prossimo anno. Non si è discusso, in questa riunione della FED di novembre dei tassi d’interesse.