Uno dei temi di maggiore interesse sul mercato valutario è senza dubbio la crisi della sterlina, che da inizio anno perde quasi il 10% nei confronti del dollaro americano e il 7,5% nei confronti dell’euro. La debolezza della valuta britannica riflette quella dell’economia di Sua Maestà, che rischia ancora una volta di finire in recessione. Gli ultimi dati macroeconomici evidenziano uno stato di salute pessimo dell’economia britannica. Ieri anche la produzione industriale è risultata in calo e inferiore alle aspettative.
Forex
Sterlina ai minimi da giugno 2010 sotto 1,49 dollari
La corsa al ribasso del tasso di cambio sterlina/dollaro non accenna a dare segnali di inversione. In attesa della pubblicazione dei dati sulla bilancia commerciale e sulla produzione manifatturiera nel Regno Unito (attesi per le ore 10,30), la sterlina è scesa sui minimi più bassi da fine giugno 2010 a 1,4865. A questo punto, se dovesse avvenire una fase di consolidamento sotto 1,50, è molto probabile che i prezzi possano approfondire ulteriormente al ribasso nei prossimi giorni con primo obiettivo posto a 1,47.
Che cos’è il CVix?
Gli investitori professionisti conosceranno certamente l’indicatore Vix, il cosiddetto “indice della paura”. Forse meno il CVix, ovvero il Currency Vix, ideato da Deutsche Bank. Si tratta di un indice che misura la volatilità sul mercato forex, quindi l’eventuale nervosismo o iperattività degli operatori finanziari sul mercato dei cambi. Il principio al quale si ispira il nuovo “Cvix” è quello del Vix, l’indicatore che misura la volatilità delle opzioni dell’indice azionario americano S&P500. Quando il Vix inizia a salire, il nervosismo sui mercati azionari aumenta.
Yen ai minimi da agosto 2009 sul dollaro a 95,60
La corsa al ribasso dello yen è ricominciata. Ieri la moneta giapponese ha perso più del 2% contro euro e l’1% contro dollaro. Le perdite sono aumentate poi nel corso della sessione asiatica, a seguito della diffusione del dato migliore delle attese sul pil nipponico relativo al quarto trimestre del 2012. Il prodotto interno lordo del Giappone ha infatti registrato una crescita dello 0,2% su base annua (rivisto da -0,4%), meglio delle attese degli analisti che si aspettavano una flessione dello 0,1%.
Euro supera 1,31 dollari grazie alla “garanzia Draghi”
La giornata di ieri è stata caratterizzata per le decisioni in tema di politica monetaria delle banche centrali, che hanno mantenuto i tassi fermi sui minimi di sempre. La Bce ha confermato i tassi allo 0,75%, ma le indicazioni più interessanti sono arrivate dalla conferenza stampa di Mario Draghi. Il numero uno dell’Eurotower ha rassicurato gli investitori internazionali sul proseguimento dell’aggiustamento fiscale dei paesi membri dell’Ue-17, in particolare dell’Italia che secondo Draghi andrà avanti nelle riforme anche con il “pilota automatico”.
Euro sopra 1,30 dollari in attesa tassi Bce
Oggi è la giornata della Bce, che comunicherà ai mercati le proprie decisioni di politica monetaria. Gli investitori scontano una conferma dei tassi di interesse allo 0,75%, che resta pur sempre il minimo più basso dall’introduzione dell’euro. Tuttavia, c’è che si aspetta un’apertura da parte di Mario Draghi a un possibile taglio dei tassi nei prossimi mesi considerando che l’economia dell’area euro resta in recessione, tra l’altro particolarmente accentuata nei paesi periferici come Italia e Spagna. Sul forex l’euro prova a mantenere i supporti di breve periodo.
Euro prova a tenere supporto di 1,30 dollari in attesa Beige Book
Sul mercato delle valute stiamo assistendo a una fase di bassa volatilità ormai da inizio settimana. Il tasso di cambio euro/dollaro resta inserito all’interno di un trend discendente di breve periodo abbastanza solido e ciò implica che è possibile assistere a nuove discese delle quotazioni. Il primo marzo il cambio ha toccato il minimo più basso da oltre due mesi a 1,2966, ma da questo punto ha recuperato velocemente fino a tornare nella giornata di ieri a 1,3075.
Come difendersi se torna la crisi dell’euro secondo Bnp Paribas IP
Le nuove tensioni sullo spread dei paesi periferici dell’area euro hanno di fatto messo sotto pressione anche la moneta unica, che sui mercati valutari è in grosse difficoltà soprattutto sul dollaro americano. L’euro è sceso fin sotto 1,30 dollari, un evento che non accadeva ormai dallo scorso dicembre. Ogni volta che si ripresentano le tensioni sulla zona euro, i fund manager provano a difendersi con portfolios anti-crisi che considerano la diversificazione in monete diverse dall’euro. Tuttavia, rispetto allo scorso anno le cose sono cambiate.
Il voto italiano non basterà per indebolire l’euro secondo Fxcm
Il voto shock italiano ha creato forti tensioni sui mercati finanziari. Anche il mercato forex è stato influenzato dall’esito delle elezioni in Italia, ma non c’è stato alcun terremoto valutario come si poteva magari prospettare considerando il forte rischio di instabilità politica nelle terza economia europea. Secondo la maggior parte degli analisti finanziari ci vorrà ben altro per indebolire l’euro, anche se nelle ultime tre settimane il mercato si è posizionato con decisione al rialzo sul dollaro americano.
Sterlina ai minimi da luglio 2010 sul dollaro
Il trend discendente della sterlina diventa sempre più solido, soprattutto dopo il nuovo crollo avvenuto questa mattina a seguito della pubblicazione del deludente dato sull’indice Pmi manifatturiero nel Regno Unito. Il valore dell’indice è sceso sotto la soglia spartiacque tra crescita e contrazione economica di 50. Infatti il nuovo valore si è attestato a 47,9 punti, in forte calo rispetto ai 50,8 punti del mese precedente. Gli analisti finanziari si aspettavano un lieve miglioramento a 51 punti. La reazione della sterlina a questo dato macro è stata molto negativa.