
Ritorno in Borsa Chrysler tra fine 2012 e inizio 2013

A fronte del raggiungimento di tale obiettivo, dunque, la partecipazione di Fiat in Chrysler è stata incrementata con effetto immediato del 5%, passando così al 58,5%, mentre il rimanente 41,5% rimane nella mani di VEBA.
Secondo la media delle stime fornite dagli analisti interpellati, nel 2014 Fiat realizzerà vendite per 4,9 milioni di euro, ossia oltre un milione in meno rispetto al target fissato dal management del gruppo.
L’inversione di tendenza è stata ricondotta in larga parte alla valutazione positiva arrivata dagli analisti, nonostante i dati negativi riguardanti le immatricolazioni auto Fiat a dicembre 2011 e durante l’intero anno appena trascorso, che hanno registrato rispettivamente una flessione del 19,7% e del 13,8%.
In base alle sue previsioni, in particolare, nel corso del 2012 si registreranno 1,68 milioni di immatricolazioni, ossia in calo del 4% rispetto al 2011, mentre per i veicoli commerciali le immatricolazioni dovrebbero essere 160.000, ossia in flessione del 5,9%.
La revisione del target price ha seguito il taglio del 15% in media effettuato dalla banca Usa sulle stime di Eps 2012-2013 delle società automobilistiche europee. Per Fiat, in particolare, mentre le stime relative all’utile per azione 2011 sono state alzate da 1,02 a 1,04 euro, quelle relative al 2012 sono calate da 1,61 a 1,35 euro per azione.
Nonostante le buone prospettive, Ubs ha comunicato di aver tagliato il target price sul titolo Fiat portandolo da 8,5 a 7 euro, tuttavia la valutazione resta sostanzialmente positiva in quanto è stato confermato rating “buy”.
Su Fiat Industrial, in particolare, pesa soprattutto la valutazione negativa arrivata dagli analisti di Bernstein, che hanno tagliato da 12 a 10 euro il target price sul titolo confermando al contempo rating “utperform”.
Contrariamente a quanto si possa immaginare, tuttavia, secondo i rumors l’eventuale sbarco in Borsa non riguarderà la borsa italiana ma la borsa di Hong Kong, così come è già accaduto alcuni mesi fa per la quotazione in Borsa di Prada, che pur essendo un’azienda simbolo del made in Italy ha preferito quotarsi ad Hong Kong.
Il calo del titolo della casa automobilistica torinese è infatti stato ricondotto dagli analisti non solo ai timori generali degli investitori su una possibile recessione a livello globale ma anche alle notizie arrivate nel corso degli ultimi giorni, tra cui figura il calo delle immatricolazioni in Italia durante lo scorso mese e il calo delle immatricolazioni in Brasile nei primi 15 giorni di agosto.