Dollaro australiano, l’inflazione spinge al ribasso il cross valutario

Se diamo uno sguardo al grafico del dollaro australiano per comprendere cosa sia accaduto questa notte, non possiamo non notare i movimenti ribassisti avvenuti sul versante australiano, dove la pubblicazione di un’inflazione al 2.9%, inferiore alle attese, seppur superiore alla rilevazione precedente (rispettivamente 3.2% e 2.7%) ha portato a vendite importanti, che stanno continuando anche durante queste prime ore del mattino.

Il mercato forex, quali reazioni alle dichiarazioni sui tassi di interesse Usa

Dalla reazione che si stava avendo, ossia con borse vendute, obbligazionario venduto con tassi a rialzo e dollaro forex acquistato a mani basse, sembrava davvero che il mercato non avesse compreso come, nel migliore dei casi, i tassi di interesse americani possano essere alzati nel giro di un anno e come, almeno fino alla prossima riunione del FOMC, continueranno ad essere messi in circolazione 55 miliardi di dollari non sterilizzati (il che significa di nuova stampa con conseguente aumento della massa monetaria in circolazione) insieme al reinvestimento dei flussi di pagamenti derivanti dai titoli in portafoglio.

La prima decisione del nuovo presidente della Federal Reserve

Federal Reserve, come da attese degli analisti si conclude secondo copione. Si direbbe “buona la prima” in caso di esordi come quello di Janet Yellen davanti ai giornalisti e davanti al mondo intero mentre comunicava le decisioni derivanti dai giorni di meeting del FOMC.

Crescita economica, si spera nel secondo trimestre

In questo momento gli operatori di mercato stanno già guardando al prossimo trimestre, e sui mercati si nota un certo scetticismo sulla sostenibilità della ripresa economica globale della crescita economica alla luce dei segnali di rallentamento negli Stati Uniti e in Cina, della continua pressione sulle valute emergenti e delle crescenti preoccupazioni geopolitiche sulla crisi Ucraina. Il nervosismo è particolarmente acuto, considerato che finora i mercati azionari hanno ignorato i segnali di debolezza lanciati dagli ultimi dati macro.