La Cina continua nel suo graduale processo di internazionalizzazione della propria moneta, permettendo allo yuan (o renminbi) di fluttuare più liberamente contro il dollaro americano sui mercati valutari. Venerdì la People’s Bank of China (PBOC) ha alzato dello 0,2% la parità centrale dello yuan sul dollaro a 6,3264, permettendo alla valuta cinese di salire sui massimi più alti dal 1993 contro il dollaro americano, ovvero dai tempi della riforma del cambio. Venerdì il tasso di cambio USD/CNY è sceso dell’1%, ovvero il ribasso massimo consentito.
dollaro-yuan
Emissione primo bond offshore in yuan a Londra
Il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne vuole rilanciare la City e per questo si è affidata al colosso cino-britannico HSBC per collocare al London Stock Exchange di Londra il primo bond denominato in yuan cinesi scambiati al di fuori dal territorio dell’ex Impero Celeste. Osborne è stato molto esplico al riguardo: “Sono convinto che potremo fare di Londra il cuore degli investimenti e della finanza asiatica in Europa”. Il collocamento del bond è stato un grande successo, con una domanda che già dalle 8 del mattino era di 3-4 volte superiore alle attese.
PBOC aumenta margine fluttuazione su Dollaro/Yuan
La Cina sta rallentando il passo dopo anni di boom spettacolare. Venerdì il dato sul pil cinese del primo trimestre 2012 è stato pari all’8,1% su base annua, mentre gli analisti finanziari si aspettavano mediamente un progresso dell’8,4%. Così, ogni minimo scostamento negativo rispetto alle attese fa tremare i mercati finanziari, che già devono fare i conti con la recessione in Europa e con gli alti e bassi dell’economia americana. Il Dragone viene oggi visto più come una minaccia che un’opportunità, a causa dell’aggressività dell’economia e dei ritmi di crescita.
Previsioni Dollaro Yuan aprile 2012
Negli ultimi giorni sta facendo molto rumore il forte rallentamento economico della Cina (hard landing), dopo che a febbraio la bilancia commerciale ha registrato il peggior dato dal 1989 con un deficit 4 volte più dl previsto a 31,5 miliardi di dollari. Il motivo principale è stato il boom delle importazioni (+39,6%), sui timori di un innalzamento dei prezzi internazionali soprattutto di petrolio e minerali, mentre l’export è calato insieme alla produzione industriale e alle vendite al dettaglio. E poi c’è l’allarme sul Pil: per quest’anno il governo cinese prevede una crescita del 7,5% (livello più basso dal 2004).