Il petrolio Wti resta aggrappato ai supporti di area 94$ al barile, sui quali ieri c’è stata una reazione importante dei compratori che hanno evitato ulteriori ribassi. L’andamento del greggio rispecchia in generale quello delle commodity e di altre asset rischiosi (come le azioni e i bond sovrani periferici), che stanno beneficiando del clima di risk on da almeno un mese.
Il petrolio potrebbe restare forte anche nelle prossime settimane, soprattutto se la FED dovesse decidere di varare un nuovo piano di quantitattive easing dopo la prossima riunione del Fomc del 12 e 13 settembre. Nonostante sia avvenuto un calo della tensione in Medio Oriente, le quotazioni del greggio continuaano a restare su livelli molto elevati. Secondo molti analisti finaziari, le quotazioni non riflettono l’attuale situazione della domanda e dell’offerta.
Nonostante il crollo dell’export iraniano (terzo esportatore mondiale, ma ora con la produzione ai minimi da 20 anni), la disponibilità di petrolio resta ampia. Secondo alcuni esperti del settore le quotazioni del greggio incorporano l’aumento del rischio geopolitico, dovuto alla possibilità che Israele decida di attaccare le installazioni nucleari dell’Iran. Un evento del genere potrebbe far volare le quotazioni del greggio addirittura verso i massimi storici toccati a luglio 2008 poco sotto 150$ al barile.