In base alle rilevazioni del World Gold Council (Wgc), ovvero l’associazione internazionale delle società minerarie aurifere, la domanda cinese di oro – che comprende investimenti in oro fisico e gioielleria (tranne le riserve auree della People’s Bank of China) – è calata dell’8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno a 176,8 tonnellate. Si tratta della flessione peggiore dal 2003. Si placa, dunque, per il momento la fame di oro dei consumatori cinesi, che veniva vista dagli analisti finanziari come il fattore trainante per sostenere un nuovo rally delle quotazioni dell’oro.
Negli ultimi sette giorni la quotazione dell’oro è tornata sotto pressione, dopo il rimbalzo del 4% circa dai precedenti minimi a due mesi di 1.672,5 dollari l’oncia. L’oro era tornato a scalfire la resistenza di area 1.740 dollari, ma da questi livelli è tornata prepotentemente alla ribalta la pressione ribassista che ieri ha riportato la quotazione del metallo giallo a 1.704,5 dollari. Anche oggi l’oro è in calo in area 1.710 dollari l’oncia.
La maggior parte degli analisti di banche d’affari e broker internazionali ritiene che il metallo prezioso sia ancora in grado di mettere in piedi corposi rally, soprattutto dopo la riconferma di Obama a presidente degli Stati Uniti. Infatti, Obama è un deciso sostenitore dell’attuale politica monetaria della FED e di Ben Bernanke. Le aspettative di mantenimento dei tassi a zero almeno fino al 2015 aveva fatto pensare che l’oro potesse nuovamente salire con grande forza da qui a fine anno.
Le aspettative si sono ora leggermente ridimensionate, sebbene siano stati diffusi recentemente diversi report in cui si evidenziava la possibilità per l’oro di nuovi record fin sopra i 2.000 dollari l’oncia nel 2013. L’oro potrebbe ancora salire con decisione nei prossimi mesi, ma molto dipenderà anche dall’andamento dei mercati finanziari, dalle correlazioni intermarket, dall’eventuale miglioramento della domanda cinese e dal fiscal cliff americano.