Il ritorno in Borsa di Chrysler, infatti, ha spiegato Marchionne, non dipende solo dalle condizioni di mercato ma anche da altri due importati fattori: l’esigenza del Veba (il fondo che si occupa dell’assistenza sanitaria dei pensionati Chrysler e che al momento detiene il 63,5% del capitale della casa automobilistica) di monetizzare il proprio investimento e le eventuali necessità di fondi della Chrysler stessa.
L’esigenza di fare le cose per bene e con calma, dunque, potrebbe far slittare il ritorno in Borsa di Chrysler al 2012, contro le precedenti previsioni che ipotizzavano l’Ipo della casa automobilistica americana nel corso della seconda metà del 2011. Al contrario, invece, non subirà alcuno slittamento l’ulteriore salita di Fiat in Chrysler, in quanto Marchionne ha ribadito l’intenzione di portare la quota di Fiat in Chrysler al 51% già entro la fine di quest’anno.
Il primo passo sarà quello di restituire il debito pari a 7,4 miliardi di dollari al Tesoro USA, un’operazione in relazione alla quale Chrysler ha già iniziato a negoziare con le banche, dopodiché Fiat avrà diritto ad acquisire un ulteriore 16% attraverso un aumento di capitale riservato. Per arrivare al 51%, tuttavia, servirà un ulteriore 10% di Chrysler che potrà essere ottenuto in maniera gratuita a seguito del conseguimento di due obiettivi, ovvero un accordo per la distribuzione dei veicoli Chrysler fuori dall’area Nafta e l’omologazione di un modello Chrysler con tecnologia Fiat che percorra oltre 40 miglia per gallone.
Foto@GettyImages