Scaroni risulta indagato per corruzione di pubblici ufficiali stranieri, in particolare la sua responsabilità riguarderebbe un incontro da lui avuto a Parigi con Farid Bedjaoui, algerino di nazionalità francese e nipote dell’ex ministro degli Esteri algerino. All’incontro avrebbero partecipato anche il ministro dell’Energia Khelil e il responsabile Eni per il Nord Africa, Antonio Vella.
L’amministratore delegato del colosso del cane a sei zampe si è difeso affermando di aver incontrato “quel signore di cui si parla nelle carte della procura” una volta e solo per pochi minuti, quando questi lo ha accompagnato in veste di segretario particolare del ministro algerino dell’Energia. Scaroni ha inoltre precisato di non essersi mai interessato dei contratti Saipem: sebbene Eni controlli la società con una quota del 43% non interferisce nella sua attività in quanto Saipem lavora per tutti i suoi concorrenti, pertanto se questi avessero il minimo sospetto che Eni possa essere in grado di conoscere quello che fanno di certo non lavorerebbero più con Saipem.
Secondo i pm, invece, l’incontro di Parigi era finalizzato a ottenere un’ulteriore commessa per aumentare la redditività del giacimento di Menzel Ledjemet Est (Mle).
A Piazza Affari, tuttavia, il titolo Eni non risente affatto del possibile coinvolgimento di Scaroni nella vicenda, questo soprattutto perché l’impatto per la società non sarebbe particolarmente rilevante dal punto di vista economico, anche se dal punto di vista reputazionale la notizia è sicuramente negativa.