L’esito della messa in revisione, dunque, si baserà principalmente sull’abilità o meno del nuovo management di migliorare la flessibilità finanziaria della banca.
Ma la reazione dell’istituto bancario milanese non si è fatta attendere. Il managment del gruppo, in particolare, ha espresso il suo disappunto in merito al modo in cui tale decisione è stata maturata, in particolare ha spiegato che nonostante i diversi inviti rivolti nessun analista di Moody’s ha ritenuto necessario incontrare il nuovo management. L’ultimo incontro è infatti avvenuto lo scorso anno con il precedente management.
In altre parole, dunque, secondo Bpm, l’agenzia di rating trascura l’importante cambiamento che ha interessato il gruppo, che consiste non solo nel rinnovamento del management ma comprende anche un mutamento della governance, la presentazione del business plan 2012-2015 e diverse azioni intraprese per la semplificazione e il rilancio del gruppo.
Bpm si è inoltre detta pronta a considerare ogni azione che potrà essere intrapresa al fine di tutelare la banca, i suoi azionisti e gli investitori, soprattutto in considerazione del fatto che un eventuale downgrade da parte della banca d’affari statunitense porterebbe la banca italiana a livello “junk”, circostanza assolutamente negativa perché aumenterebbe il costo del finanziamento.