Per ridurre al minimo possibili speculazioni, le società interessate hanno deciso che i concambi di fusione già stabiliti verranno rivisti a settembre. Tuttavia gli esperti sono certi che questa decisione non sarà sufficiente a bloccare la nascita di movimenti anomali dei titoli e dei relativi diritti derivanti da un susseguirsi di vendite, acquisti, arbitraggi e scommesse.
Per quanto riguarda i soci, a fronte di questo aumento di capitale piuttosto diluitivo si trovano a dover scegliere tra sottoscrivere l’aumento andando a moltiplicare l’impegno finanziario e vendere mandando così in fumo gran parte del loro investimento.
Per gli operatori di borsa e per i grandi investitori, invece, il doppio aumento di capitale da 2,2 miliardi di euro è l’occasione per mettere in atto una serie di arbitraggi, ovvero per attuare la vendita di alcune azioni e/o diritti e per il riacquisto di altre. Tali movimenti, generalmente messi in pratica attraverso software automatici, potrebbero essere però ridotti dal divieto di vendita allo scoperto.
Quel che è certo, secondo gli esperti, è che chi può farà di tutto per entrare in quella che si configura come un’operazione industriale che si concluderà con la creazione del primo gruppo italiano nel ramo anni, con una raccolta complessiva di circa 16 miliardi di euro.