Geronzi, in particolare, ha spiegato che mancano i presupposto istituzionali, strategici e funzionali. Il problema è sostanzialmente legato al fatto che le due società fanno di fatto mestieri completamente diversi e affinché le cose continuino a funzionare è necessario che entrambe mantengano la propria specializzazione.
Unire le due entirà creando una grande realtà bancaria e assicurativa è un qualcosa di fattibile materialmente ma che però non avrebbe alcun senso. La dimostrazione, secondo il numero uno di Generali, sta nei tentativi analoghi operati in passato da altre società e che non hanno portato a grandi risultati, anzi, nella maggior parte dei casi si è trattato di un vero e proprio fallimento.
Ma questo non è l’unico motivo che spinge ad escludere l’ipotesi di fusione. Secondo Geronzi, infatti, questa ipotesi definita da lui stesso “fantasiosa” appare controcorrente rispetto a quelle che sono le tendenze del momento: dopo la grande crisi si tende ad evitare di creare grandi agglomerati, stesso motivo per il quale Geronzi esclude una possibile fusione tra Mediobanca e Unicredit.
In questo caso non vale di certo il motivo della “differenza di mestiere” ma piuttosto l’assenza di motivi validi per i quali Unicredit e Mediobanca dovrebbero decidere di fondere le proprie attività, a suo avviso bisogna invece puntare ad un rafforzamento del core business, coltivando quelle che sono le proprie particolarità.