L’Italia ottiene un buon voto: per la prima volta in 15 l’agenzia Standard & Poor’s rivede al rialzo la propria valutazione dal 2002 che non accadeva. Si è infatti passati ad uno status che elimina una grande pressione dalle spalle del nostro paese: BBB/A-2 con outlook stabile.
La soddisfazione è ovviamente alta, sia da parte del premier Paolo Gentiloni che sostiene che “se cresce la fiducia possiamo avere più lavoro e più sviluppo” sia da parte del segretario del PD Matteo Renzi che su Twitter scrive:
Dopo anni, finalmente, S&P alza il rating dell’Italia. Il lavoro paga, il tempo è galantuomo. Adesso #avanti.
L’agenzia di rating ha basato la sua valutazione analizzando l’andamento degli investimenti del settore privato e dell’occupazione’ prevedendo una crescita per l’Italia del 1,4% rispetto allo 0,9% sostenuto prima. E sottolinea:
Ci aspettiamo che il governo centrerà il target del deficit al 2,1% del PIL. Questo metterà l’elevato debito pubblico italiano su una traiettoria di calo. [Hanno influito positivamente anche la] soluzione delle crisi del Monte dei Paschi di Siena e delle banche venete, ma anche l’accelerazione del settore finanziario dello smaltimento dei non perfoming loan. La prevista riduzione di 65 miliardi di euro sosterrà la crescita economica perché’ con meno npl le condizioni delle banche per erogare credito migliorano e si rafforza la trasmissione della politica monetaria.
Standard & Poor’s ha anche sottolineato come il numero degli occupati abbia ora superato i livelli pre-crisi con buone previsioni di ulteriore calo della disoccupazione nel prossimo futuro. Unico neo? Secondo l’agenzia è l’incertezza politica legata all’esito delle prossime elezioni che però potrebbe funzionare da spinta positiva sul rating se il nuovo Governo continuasse con le riforme strutturali, vero boost alle prospettive di crescita del Belpaese.