
A denunciarlo è stata l’Organizzazione degli agricoltori della Coldiretti nel sottolineare come l’alta volatilità dei prezzi delle materie prime sia frutto di speculazioni, spesso a dir poco selvagge, su prodotti alimentari come il mais, il grano e la soia; trattasi di ingenti movimenti di capitale che generano ripercussioni negative sull’economia reale, e nello specifico sulle semine e sui raccolti un po’ in tutte le aree del mondo.
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Insomma, a distanza di oltre quattro anni dallo scoppio di una crisi che sembra interminabile, sembra che nessuno abbia imparato la lezione. Secondo la Coldiretti, non a caso, l’economia che poggia sulla carta continua a dominare rispetto all’economia reale, con la conseguenza che nel mondo cresce la fame e crescono le diseguaglianze tra il nord ed il sud del mondo.
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Questo perché il cibo è diventato una merce qualsiasi, sui cui speculare, così come si specula anche sui terreni fertili, sempre più spesso sottratti all’agricoltura; questo impoverisce in primis le nazioni più povere e crea la desertificazione delle produzioni agricole locali con conseguenti ripercussioni negative anche sull’ambiente visto che spesso i prodotti agro-alimentari importati prima di arrivare dal campo alla tavola bruciano svariate tonnellate di petrolio.