Giungono da più parti sempre più conferme su un probabile rischio di deflazione e Mario Draghi, il presidente della Bce, sta mettendo a punto misure straordinarie per il rilancio dell’economia. Inoltre nel quadro generale sembra paradossale che a dare un aiuto alla lotta alla deflazione potrebbe essere il prezzo del petrolio che ha ripreso a correre a causa della crisi irachena. In questo momento gli investitori stanno monetizzando una parte dei guadagni della recente salita degli indici.
L’Istat afferma che a maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo è sceso dello 0,1% rispetto al mese precedente e salito di un 0,5% nei raffronti di maggio 2013 (ancora minore dello 0,6% di aprile). Lo dice l’Istat, avvalorando la stima preliminare. A chi è attento a questi dettagli tecnici, l’Istat dice anche che l’inflazione di fondo, al netto degli alimentari freschi e dei beni energetici, cala allo 0,8% (dall’1,0% di aprile).
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L’Aie, l’Associazione internazionale dell’energia, sostiene che la domanda mondiale di petrolio è prevista stabile a 92,8 milioni di barili al giorno per il 2014 ma il prezzo potrebbe salire a causa degli integralisti islamici in Iraq. L’Agenzia aggiunge che «nel breve termine» questo non dovrebbe danneggiare la produzione di petrolio del Paese, ma del lungo termine non c’è da fidarsi. Se la risalita dei prezzi internazionali del petrolio si stabilizza si rifletterà su quasi tutti i prezzi al consumo e osteggerà la deflazione anche se scoraggiando i consumi e quindi sarebbe molto meglio se la deflazione venisse sconfitta in altra maniera.