Tuttavia i Credit default swap oramai sono diventati un vero e proprio strumento di trading, che vengono scambiati sui mercati non regolamentati, quindi non soggetti a controlli, per questo non si può avere la misura esatta del loro volume.
A spingere la speculazione sono i cosiddetti Credit default swap naked, che con la loro crescita hanno portato alla crisi finanziaria in Europa nei mesi scorsi, infatti questi CdS naked permettono allo speculatore di acquistare i Cds pur non avendo in portafoglio l’obbligazione sottostante, diventando praticamente delle scommesse sul fallimento di un paese.
Per capire quando c’è il rischio default si deve fare affidamento sul livello upfront, con l’investitore che deve pagare un’altra assicurazione per coprirsi dal rischio default.
Per esempio l’Irlanda va verso un rapporto deficit/pil stimato nel 2010 a circa il 25%; il governo ha piazzato 1,5 miliardi di titoli di Stato, ma il rendimento è salito ad oltre il 6%, mentre il Pil del secondo trimestre è sceso dell’1,2%.
I CdS sul debito irlandese sono aumentati infatti a quota 495 punti base, toccando il record storico.
Tuttavia né Irlanda né Grecia si avvicinano minimamente ai livelli dei paesi del Sud America, con il fallimento del Venezuela che è dato al 58,2% e quello dell’Argentina al 39,8%.