Tra lunedì e martedì sarebbe avvenuta una fuga di capitali pari a 1,2 miliardi di euro, cioè lo 0,7% del totale dei depositi nazionali. I greci sono sempre più spaventati a causa di un’economia che non cresce da oltre tre anni, da un debito pubblico altissimo nonostante gli aiuti di Ue-Fmi e la ristrutturazione del debito stesso, ma anche dal possibile ritorno a una dracma svalutata. Da fine 2009 il pil greco è sceso del 14%, mentre la disoccupazione è balzata al 21,8%. Il rapporto debito/pil ancora oggi è al 165%.
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Secondo Manos Matsaganis, professore di Economia all’Università di Atene, “a spaventare i correntisti bancari sono state le incaute parole di Stratoulis, sindacalista dei dipendenti pubblici e membro di Syriza, che aveva parlato della possibilità di usare i fondi dei conti correnti per lo sviluppo del paese”. Le dichiarazioni sono state subito ritrattate ma hanno comunque creato tensione tra i correntisti.
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I risparmiatori non si fidano più di tenere i soldi nella banche e tra l’altro la BCE ha anche ridotto notevolmente la fornitura di liquidità agli istituti di credito ellenici, che ora vengono finanziati attraverso il fondo speciale Ela (Emergency liquidity assistance) della Banca centrale greca. La gente preferisce tenere il denaro sotto il materasso, portarlo in filiali estere oppure depositarlo nelle banche della vicina Cipro.