Se la Gran Bretagna si aspettava che l’Unione Europea ci andasse leggera nell’approcciare la Brexit è stata davvero vittima di una delle più grandi illusioni politiche degli ultimi anni: le prime linee guida del passaggio messe a punto ufficialmente non sembrano essere tanto morbide nella propria posizione.
Se i negoziati dovessero saltare i rapporti tra Europa e Gran Bretagna sarebbero gestiti sulle basi della WTO e sarebbe una tragedia, ma questo non può e non deve sottintendere a livello economico che l’Europa lasci fare allo stato anglosassone i suoi comodi. Va sottolineato che tutti i capi di Stato e di governo dell’Unione, tranne Theresa May ovviamente, hanno approvato le linee guida europee per il negoziato sulla Brexit. E questo nonostante le varie divergenze registrate negli anni passati: vero è che stavolta la questione è differente: vi è bisogno di unione e fermezza in questo frangente.
I negoziati partiranno solo dopo la formazione del nuovo governo britannico una volta passate le elezioni inglesi dell’8 giugno: prima di tutto si definiranno i termini del distacco e solo dopo si parlerà dei futuri rapporti tra Unione e Regno Unito. Un vantaggio per gli europei che vogliono fare chiarezza sui diritti dei cittadini comunitari residenti in Gran Bretagna, la gestione dei confini e il “conto” d’addio: per quest’ultimo si parla di 60 miliardi che la Gran Bretagna dovrebbe versare e si parla solo di una stima “prudente” dato che potrebbero essere di più. Il limite che ci si dà per la prima parte dei negoziati? Autunno 2018. Quel che è certo è che il paese della Regina Elisabetta, economicamente parlando, potrebbe rimpiangere a lungo questa decisione, e con essa anche la sua valuta.