La BCE passa ora sotto la guida di Christine Lagarde e se la prima conferenza stampa da lei tenuta insegna qualcosa è il ricordarci che non è un’economista ma una politica e che questo potrebbe cambiare il modo di fare comunicazione dell’istituto.
L’inizio di Christine Lagarde
Christine Lagarde non è una persona ignorante sul tema: non va dimenticato il suo impegno nel Fondo Monetario Internazionale, ma non possiede quella freddezza o capacità di andare per la sua strada come si era abituati con Mario Draghi. In un contesto macroeconomico vissuto ed approcciato nel modo giusto non vi sarebbe la necessità di ribadire che la Banca Centrale Europea deve rimanere indipendente dalle politica (come sia ovvio che sia, N.d.R:) ed al contempo sottolineare che non vi sia “niente di sbagliato” nel fatto che i banchieri centrali, i ministri ed i politici degli Stati membri “siano d’accordo nel fare gli sforzi possibili per raggiungere i loro rispettivi obiettivi“.
L’impegno è ovvio che debba esserci, ma la BCE non deve perdere quell’autorità che l’ha sempre contraddistinta negli anni e che ha fatto in modo che potesse prendere decisioni, spesso impopolari, ma che sono state in grado di sostenere anche quelle economie non sempre “favorevoli” alla collaborazione. Insomma, nei prossimi mesi ci sarà da lavorare nei singoli stati per indirizzare e coordinare al meglio le politiche fiscali: alla base, dall’altra parte, deve esserci una figura non politica ma tecnica.
In fin dei conti la politica monetaria della banca centrale non deve andare d’accordo con la politica fiscale ma al contrario porsi quando necessario in opposizione alla politica se la stessa concede troppo dove sarebbe servita maggiore austerità.
Il passo falso di Christine Lagarde
Secondo molti analisti Christine Lagarde ha fatto un passo falso nel corso del suo primo intervento stampa come presidente della BCE quando ha risposto alla domanda relativa all’Esm ed all’Unione Bancaria: un tema molto caldo tra i governi dell’UE, schierandosi in pratica con il “collega”, così da lei definito per via di un lapsus, Olaf Scholz, ministro delle Finanze tedesco, rispetto alle polemiche italiane sul tema. Non si è data la classica “zappa sui piedi” comunemente definita, ma ha mostrato un fianco che non avrebbe dovuto essendo la BCE teoricamente super partes. Mario Draghi non sarebbe caduto in una simile trappola.
Mai come adesso è importante che Christine Lagarde e la Banca Centrale Europea rimangano fermi ma tecnicamente equi nella loro posizione. Al momento il comportamento della Fed e della BCE quasi si equivalgono in materia di politica monetaria con una differenza: nonostante il problema Donald Trump la Federal Reserve sta definendo i limiti del proprio lavoro, cosa ancora non accaduta in Europa e che deve accadere se si vuole che nel 2021 la strategia europea venga ancora considerata “attuale” e conveniente.