La decisione è stata presa a fronte del taglio del rating dei titoli di Stato italiani attuato la scorsa settimana, quando ricordiamo l’agenzia statunitense aveva comunicato di aver portato il suo giudizio sui titoli governativi del Bel Paese da “A3” a “Baa2” (per maggiori informazioni leggi “Scala rating Moody’s“).
Moody’s è dunque convinta che il governo italiano potrebbe non essere in grado di fornire supporto finanziario alle banche che si trovano in difficoltà, quindi è esclusa una revisione al rialzo della valutazione degli istituti bancari nel breve periodo, sempre che le banche non riescano ad apportare sostanziali miglioramenti sotto il profilo del credito e della resistenza. Al contrario, un’ulteriore revisione al ribasso potrebbe essere decisa a seguito di una prolungata recessione e di un ulteriore downgrade dell’Italia.
Gli istituti di credito interessati dal downgrade dell’agenzia USA sono: Unicredit, Intesa Sanpaolo, BancaImi, Banca Monte Parma, Banca Popolare Friuladria, Banca CR Firenze, Credito Emiliano, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, GE Capital, Cassa Depositi e Prestiti e Ismea.
Per quanto riguarda gli enti locali e aziende chiave di alcuni importanti settori, il dowgrade ha interessato Terna, Acea, Poste Italiane, Eni, la Provincia autonoma di Bolzano, quella di Trento, la Lombardia, la provincia di Milano, il Lazio, la provincia di Napoli, la Sicilia, il Piemonte, il Veneto, la Puglia, la Calabria, la Campania, la Liguria, l’Umbria, la Sardegna, l’Abruzzo, il Molise, la Basilicata, la provincia di Venezia e quella di Siena.