Stellantis e Leapmotor portano le auto cinesi in Italia. Ma siamo sicuri che per gli stabilimenti come Mirafiori vi sia davvero un guadagno in termini occupazionali?
Accordo tra Leapmotor e Stellantis
Si tratta di una risposta difficile da trovare. Anche ascoltando le parole del ministro del Made in Italy. Adolfo Urso il quale spera che nel siglare questo accordo, Stellantis abbia tenuto conto che a breve verrà stabilita una specifica politica industriale per quel che riguarda la vendita nell’Unione di specifici beni e prodotti.
Il ministro ha sottolineato che si tratterà di qualcosa pensato per tutelare la produzione europea e quella degli Stati membri. Il politico si augura allo stesso tempo che ci siano ”investimenti nel nostro Paese volti ad aumentare la produzione di veicoli“.
Per arrivare almeno a quel milione di veicoli già promesso dall’azienda. Un numero considerato insufficiente e che richiederà che altre “case vengano a produrre nel nostro Paese“.
L’accordo tra Leapmotor e Stellantis era comunque qualcosa che era nell’aria da tempo. Carlos Tavares ha sottolineato che ora l’azienda è pronta ad accelerale con la partenza della fase di export. Parole arrivate nel corso della conferenza stampa con Zhu Jiangming, fondatore e Ceo della casa automobilistica cinese.
“La creazione di Leapmotor International è un grande passo in avanti per contribuire ad affrontare l’urgente problema del riscaldamento globale”, ha spiegato Tavares, “attraverso modelli Bev (100% elettrici) all’avanguardia”. Auto pensate per competere con gli altri marchi cinesi in diversi mercati in tutto il mondo.
Una presenza globale così capillare, spiega l’amministratore delegato di Stellants, sarà capace di offrire alla potenziale clientela veicoli elettrici dal prezzo competitivo e tecnologicamente all’avanguardia.
Prime auto in Europa da settembre
Le prime vetture cinesi arriveranno in Europa a partire da settembre. Per quel che concerne la produzione, fattore fondamentale nel caso specifico di Stellantis, ancora non è stato deciso nulla. Le parti sottolineano che sceglieranno caso per caso se esportare direttamente o usare gli stabilimenti degli italofrancesi negli Stati dei mercati interessati.
Le due aziende sottolineano di essere pronte ad affrontare qualsiasi scenario. Con la giusta flessibilità in base alle esigenze. Parole che di certo ancora non convincono abbastanza. Soprattutto i lavoratori e quella parte della politica attenta a ciò che sta accadendo.
Stellantis al momento, nonostante le rassicurazioni, non sembra essere andata oltre ad alcune vaghe promesse. E queste non bastano per assicurare un occupazione praticamente ferma a maggio sfruttando la cassa integrazione.
Le perplessità sono sempre le stesse: perché non sistemare la situazione in Italia e fare ulteriori investimenti fuori?