Gli investimenti pubblici ristagnano, gli investimenti privati si limitano al rinnovo tecnologico degli impianti e non riguardano la creazione di nuove imprese e di nuove produzioni innovative. Temi affrontati nel convegno “Il ruolo degli investitori istituzionali per una ipotesi di rilancio del Paese”, moderato dal direttore dell’agenzia Ansa, Luigi Contu, che si è tenuto oggi pomeriggio al Salone della Giustizia.
“Bisogna creare modelli più attinenti alla tipologia e alla caratteristica del sistema delle ‘imprese-Italia’ e dei suoi azionisti”, ha esordito Ermanno Sgaravato del Comitato scientifico del Salone, che ha introdotto i lavori.
Per il presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano, “noi investiamo più del 50% in Italia. Il ruolo delle 19 casse di previdenza nel settore degli investimenti è molto sottovalutato. Potremmo giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo di questo paese, ma oggi in Italia manca l’interlocuzione con la classe politica che ci consenta di creare insieme uno strumento per rilanciare il nostro Sistema Paese. Abbiamo bisogno di determinate garanzie, come esenzioni fiscali, in modo da poter fare altri tipi di investimenti anche rischiosi”.
Sul piano finanziario, una analisi è stata tracciata da Innocenzo Cipolletta, presidente Associazione italiana Private Equity. “Le Pmi italiane – ha detto – si stanno aprendo all’Equity e sanno che devono operare sul mercato internazionale. E’ evidente che bisogna adattare alcuni strumenti a quelli che sono i piccoli e medi imprenditori. In Italia è importante favorire anche la nascita di un mercato secondario, che genera una maggiore liquidità di mercato. Il mercato secondario ha tanti vantaggi e potrebbe consentire all’Italia di fare un bel balzo in avanti”.
“Il peso fiscale sugli immobili – ha osservato Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare e AD di Morgan Stanley Sgr – appesantisce l’investimento. C’è una competenza dell’industria della costruzione da riattivare. Va rigenerato ciò che già c’è”.
Chiaro il messaggio del presidente di sezione del Consiglio di Stato, Claudio Zucchelli, “Negli ultimi anni si è cominciato a capire che il diritto non cambia la realtà. È la realtà che va avanti per conto suo, una realtà fatta di bisogni anche contrastanti, di scelte economiche”.
“Una realtà – ha spiegato Zucchelli – sulla quale il diritto interviene a posteriori per cristallizzare da un lato l’assetto e l’equilibrio di interessi trovato dalla società e dal mercato. Dall’altro garantire che questo equilibrio sia realmente un equilibrio e non nasconda al suo interno situazioni di posizioni dominanti o monopoli. Dico questo perché lo Stato ha interesse a garantire questo equilibrio, attraverso l’attività di normazione del mercato. Una normazione che non può cambiare gli assetti del mercato ma correggere gli squilibri”.
“Le banche sono nel nostro DNA e questa è stata la fase iniziale della nostra vita, è un passato che non rinneghiamo ma oggi guardiamo anche altrove” ha detto Matteo Melley, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Spezia e consigliere di Cassa Depositi e Prestiti.
“Cassa Depositi e Prestiti – ha osservato – è stato il primo vero strumento di politica industriale italiana e le fondazioni hanno qui investito importanti risorse. Cdp può fare tante cose ma la prima cosa che non deve fare è rischiare il capitale degli italiani. Se si evita di investire in una compagnia di bandiera, è anche grazie al fatto che le fondazioni, oltre all’Europa, dicono di no”.
“Siamo consapevoli – ha proseguito – che dobbiamo fare di più. È necessario avere un dialogo con le casse di previdenza e con gli investitori istituzionali. Abbiamo patrimoni inferiori rispetto alle casse di previdenza ma il vantaggio della gestione delle passività”.
“In tutto il mondo gli investitori istituzionali – ha evidenziato Davide Cipparrone, partner MangustaRisk – investono nel lungo termine, in Italia questo è più faticoso eppure le opportunità ci sono. Non riusciamo a creare la combinazione vincente perché mancano tre fattori fondamenti. Per prima cosa l’investimento di lungo termine ha bisogno di investitori di lungo termine, i quali ragionano secondo principi e orientamenti chiari e in un contesto di regole semplici e funzionali. Poi è necessario avere linee progettuali strategiche condivise. Infine per investire nel lungo termine ci vogliono le competenze e questo deve farlo l’industria”.