Questa variabile, infatti, non deriva solo da ragioni di carattere oggettivo, come ad esempio l’andamento dei mercati finanziari o la stabilità finanziaria, ma anche da fattori soggettivi e che spaziano dal contesto culturale in cui si è vissuti fino ad arrivare addirittura, secondo alcuni ricercatori, alle mutazioni dei geni che regolano la dopamina e la serotonina.
A prescindere da quelli che sono i fattori che determinano la propensione al rischio di ciascun investitore, individuarla è senza dubbio il primo passo da compiere, altrimenti non si può procedere alla composizione del portafoglio di investimenti. Ma come facciamo ad individuare la nostra propensione al rischio?
Secondo gli esperti il modo migliore per farlo è quello di porsi delle domande sugli obiettivi che si intendono raggiungere attraverso l’investimento, in particolare è necessario stabilire se gli obiettivi prefissati possono essere anticipati o posticipati nel tempo; quali conseguenze si avrebbero se le scadenze poste per tali obiettivi non dovessero essere rispettate; quali sarebbero le conseguenze, sia dal punto di vista dell’umore che da quello finanziario, se i rendimenti fossero inferiori o superiori alle attese; cosa accadrebbe nel caso in cui dovesse realizzarsi la perdita massima. Per rispondere a queste domande è indispensabile immedesimarsi nelle situazioni ed essere il più obiettivi possibile.
► COMPOSIZIONE PORTAFOGLIO DIVERSIFICATO
Dopo aver risposto sinceramente a queste domande non resta che andare a comporre il portafoglio in maniera coerente con le risposte stesse, scegliendo tra una composizione del portafoglio ad alto rischio e una composizione del portafoglio a basso rischio.