Il ribasso dell’oro sembra non volersi più fermare. Anche ieri le quotazioni del metallo prezioso hanno registrato una perdita giornaliera vicina al 4%. I prezzi sono scesi fino a 1.221 dollari l’oncia, sui livelli più bassi da fine agosto 2010. Stamattina è in corso un timido rimbalzo tecnico in area 1.240 dollari, ma ormai da inizio anno l’oro perde il 34%. L’accelerazione ribassista decisiva è iniziata mercoledì scorso, quando la FED ha annunciato la possibilità di ridurre gli stimoli monetari entro l’anno in corso.
Inoltre, ha pesato anche la decisione dell’istituto monetario di Washington di annunciare addirittura il ritiro integrale del piano di QE entro la metà del 2014, qualora dovessero essere confermate le previsioni di crescita economica e la diminuzione del tasso di disoccupazione. Nel frattempo l’oro continua a perdere valore e ormai i record storici di 1.921 dollari di settembre 2011 sembrano solo un ricordo lontano.
A pesare sull’oro c’è anche il basso rischio di inflazione attesa per il futuro e i continui deflussi dagli Etf che investono in lingotti. L’oro, una volta bene rifugio per eccellenza e riparo anti-inflazionistico, è diventata una commodity molto speculativa. Secondo Stephanie Aymes, analista tecnico per Société Générale, “il prezzo dell’oro non è riuscito a stabilizzarsi sopra 1.265”.
Secondo l’esperto della banca francese, “dal punto di vista di Elliott, l’oro sta sviluppando un’onda 3, in questo caso con un potente impulso ribassista, e si proietta verso quota 1.555 – 1.150 dollari, che è anche il 61,8% del ritracciamento del rally 2008-2011”. Il calo dell’oro è seguito da quello dell’argento, che ieri ha perso il 5% circa crollando a 18,43 dollari l’oncia ai minimi da agosto 2010.