L’integrazione delle banche venete in Intesa Sanpaolo sarà un momenti di riscatto: è così che la vede Eliano Omar Lodesani, chief operating officer dell’istituto, confermando che quello della firma dell’accordo sarà solo il primo passo che porterà, per sostenere gli esuberi, ad un investimento di oltre un miliardo da parte della banca.
Gli accordi sono basati infatti su un taglio di 4mila posti di lavoro e grazie ai tempi rapidi, tra ottobre e dicembre avverranno i primi mille esuberi all’interno delle ex Banco Popolare di Vicenza e Veneto Banca. E da lì poi si proseguirà con le uscite volontarie pagate dal fondo di solidarietà a 7 anni attivato da Banca Intesa che avrà il costo soprascritto.
Quello che si vuole fare è far crescere dalle ceneri di qualcosa che si sta concludendo in modo del tutto inaspettato, una banca più forte: in fin dei conti un’operazione di questo genere condotta bene non può fare altro che rafforzare Intesa Sanpaolo. Basta osservare la storia dell’istituto per comprendere come effettivamente la banca non abbia paura di fusioni: statisticamente sono circa 250 gli istituti che sono confluiti all’interno del gruppo e sia i manager che i lavoratori non hanno sperimentato conseguenze negative. Vero allo stesso tempo che anche per il Gruppo si tratta di qualcosa che non ha precedenti a livello storico. Ed è giusto il commento di Lodesani a riguardo:
Può essere che da una situazione così drammatica per le persone nasca una voglia di riscatto forte. Intesa Sanpaolo è un unicum dal punto di vista delle fusioni e se noi riusciremo a realizzare il nostro progetto sarà un riscatto per il territorio. Siamo riusciti ad avere con il sindacato una dialettica molto intensa e approfondita e ci siamo trovati davanti interlocutori molto preparati e con una forte capacità di reazione.
L’essere riusciti a muoversi molto velocemente, va sottolineato, dopo il Decreto Legge n.99/2017, ha aiutato.