Il dollaro americano è in fase ‘rally’, rispondendo bene alla politica monetaria della Federal Reserve Bank che di recente ha stoppato il quantitative easing. La FED, inoltre, sarà una delle prime banche centrali ad elevare il costo del denaro a partire dalla seconda metà del prossimo anno.
L’economia statunitense, eccezion fatta per i dati poco confortanti sul calo della disoccupazione, è in ripresa. Ciò favorisce l’ascesa della divisa americana.
I tassi di interesse, intanto, rimangono stabili aggirandosi vicino allo zero. Questo quadro coinvolge i principali istituti bancari.
Nel complesso, sono numerosi i fattori macroeconomici che lasciano presagire un’enorme ascesa del biglietto verde sul mercato del Forex.
Eppure, alcuni analisti ritengono che questo rally del dollaro potrebbe avere uno stop a causa della stessa banca centrale di Washington, la quale non tollera una moneta troppo forte:
Un 10% di rivalutazione del biglietto verde impatta per due/tre quarti di punto sul pil USA e sicuramente rallenta un attimo la prospettiva di rialzo dei tassi. Moovimenti troppo violenti sul mercato dei cambi tendono quasi sempre a creare squilibri sul fronte macroeconomico, per cui non va escluso che a Washington possano ridiscutere le tempistiche sulla stretta sui tassi con effetti potenzialmente negativi sul dollaro. Ad ogni modo, ha senso pensare che il cambio euro-dollaro possa spingersi fino in area 1,20, anche se bisognerà capire quali saranno le prossime mosse della BCE. C’è da aggiungere che l’area tra 1,20 e 1,25 rappresenta in questo momento un probabile range di equilibrio.
Intanto, nella giornata di venerdì scorso il cambio ha sfiorato il minimo più basso da fine agosto 2012 a 1,2358, per poi aumentare nuovamente la propria marcia e risalire fino a 1,2470 dopo la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti per il mese scorso.