L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ovvero l’Antitrust, ha aperto un istruttoria nei confronti di Google: l’ipotesi è quella di un abuso di posizione dominante.
Rilievi eseguiti dalla Guardia di Finanza in sede Google
La decisione è arrivata dopo che il 27 ottobre sono stati svolti dei rilievi presso la sede di Google da parte della Guardia di Finanza. Secondo il garante l’azienda, controllata da Alphabet Inc, avrebbe violato l’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Esso si occupa di regolare la disponibilità e l’utilizzo dei dati per l’elaborazione delle campagne pubblicitarie di display advertising: ovvero lo spazio che editori e proprietari di siti web mettono a disposizione di terzi per la pubblicazione di pubblicità sui loro spazi.
Il mercato della pubblicità online è vasto e di vitale importanza: l’Antitrust non contesta a Big G la sua posizione di dominanza su buona parte del settore, ma si oppone all’uso discriminatorio dell’enorme mole di dati raccolti attraverso le proprie applicazioni che impedirebbe agli altri operatori del mercato pubblicitario in rete di competere in modo efficace.
Google avrebbe infatti rifiutato di fornire le chiavi di decriptazione dell’ID Google e avrebbe escluso i pixel di tracciamento di terze parti ma allo stesso tempo avrebbe usato strumenti traccianti in grado di eseguire una targhettizzazione estrema difficile da replicare anche tra i concorrenti alla sua altezza.
L’importanza della concorrenza nel mercato pubblicitario
Per comprendere l’importanza di questa denuncia è necessario dare uno sguardo all’andamento del mercato pubblicitario online che nel 2019 ha fatto registrare, solo in Italia, una raccolta di 3,3 miliardi, con il display advertising capace di raccogliere un fatturato superiore a 1,2 miliardi. Attraverso l’uso dei cookie è altri strumenti è possibile per agenzie pubblicitarie e intermediari, acquisire dei dati rilevanti alla preparazione delle successive campagne.
Google, tra le altre cose può contare su uno strumento come il sistema operativo Android, il browser Chrome per poter raccogliere informazioni e profilare gli utenti e da lì offrire pubblicità e banner in linea con la volontà dell’utenza.
Il comportamento sotto la lente di ingrandimento dell’Antitrust sembra avere avuto negli ultimi tempi un importante impatto sulla concorrenza all’interno dei mercati della pubblicità digitale con importanti ricadute sugli antagonisti di Google. In caso di mancata concorrenza si potrebbe arrivare ad una riduzione sensibile delle risorse da destinare ai produttori di siti web e agli editori, impoverendo così la qualità dei contenuti diretti ai clienti finali. Senza contare che potrebbe venire meno anche la spinta all’innovazione tecnologica per lo sviluppo di tecnologie e tecniche pubblicitarie meno invasive.