In loro soccorso arriva un articolo pubblicato su CorrierEconomia e che indica tre possibili scenari che potrebbero verificarsi nei mesi a venire e la composizione ideale del portafoglio per evitare perdite di denaro.
► INVESTIRE IN SITUAZIONI DI CRISI
Il primo scenario ipotizza una recessione dell’Europa causata da una riduzione del ciclo economico, conseguenza delle dure politiche di austerità messe in atto dai Paesi. In altre parole la crisi sarebbe stata quasi risolta grazie alle misure poste in essere dagli Stati e all’intervento del fondo salva Stati, tuttavia una recessione, seppur temporanea, è stata inevitabile.
In questo caso il portafoglio ideale vede un’ampia componente obbligazionaria, in particolare: il 35% dovrebbe essere composto da obbligazioni governative in euro di Germania, Olanda, Francia e Italia a lunga scadenza; il 15% da obbligazioni sovrane dei paesi emergenti; l’8% da obbligazioni bancarie di grandi banche internazionali; il 5% da obbligazioni governative Usa e il 5% da obbligazioni high yield corporate Usa. All’azionariato dovrebbe essere riservato solo il 12%, di cui il 2% in azioni tedesche e il 10% in azioni Usa. In liquidità dovrebbe essere destinato il 15%, di cui il 5% in euro e il 10% in dollari, mentre il restante 5% dovrebbe essere destinato ad investimenti in materie prime in dollari.
► TITOLI AZIONARI CAPACI DI RESISTERE ALLA RECESSIONE ECONOMICA
Il secondo scenario vede una ristrutturazione forzata dei debiti pubblici di alcuni tra i paesi della zona euro più a rischio, tra cui figurano oltre alla Grecia anche l’Italia e la Spagna. In questo caso il consiglio degli esperti è di riservare una quota del 30% ad obbligazioni governative in euro di Germania o Olanda, il 25% in obbligazioni governative Usa, il 20% in liquidità in dollari, il 10% in liquidità in euro e il 15% in oro fisico.
Il terzo scenario, infine, è quello peggiore e vede una recessione globale ed un aumento dell’inflazione per uscire dalla crisi. In questo caso il consiglio degli esperti è quello di riservare il 25% all’oro fisico, il 30% alla liquidità in dollari, il 10% alla liquidità in euro, il 20% in obbligazioni governative Usa, e il 15% in obbligazioni governative in euro solide.