Bankitalia nel suo Bollettino economico dice: «i segnali di una lenta estensione della ripresa» ci sono, ma l’economia «resta fragile». E un economista di Confindustria: «arrivano dati buoni, che fanno ben sperare – dice – e poi subito dopo ecco due-tre numeri negativi. Che ti gelano ogni entusiasmo».
Ma qualcosa, si sta muovendo. I «numeri negativi» restano, ma sono sempre meno; i «dati buoni» sono sempre di più. È evidente che la scommessa di Renzi, con il decreto degli 80 euro, è una mossa azzardata: la maggior parte degli addetti ai lavori è convinta che le coperture finanziarie individuate (con l’eccezione delle entrate da banche e assicurazioni) siano rischiosamente instabili. Quindi, se la ripresa alla fine non ci fosse, potrebbe esserci un altro buco nei conti pubblici. Secondo Dario Focarelli, capo economista degli assicuratori dell’Ania, la scommessa potrebbe riuscire. «Non è sbagliato dare un segnale di fiducia alle famiglie – dice – è un tentativo che vale la pena di fare. Del resto, se finora gli altri esperimenti per spingere sul pedale della crescita hanno dato risultati deludenti, non è detto che le cose debbano andare sempre male».
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Stando ai dati Istat, ad esempio, nel primo trimestre del 2014 il Pil è previsto con un (piccolo) segno più: dello 0,2% rispetto al quarto trimestre del 2013. I dati Istat dicono che i ritmi produttivi dell’industria escluso il settore delle costruzioni, sono attesi in aumento dello 0,5% nel primo trimestre 2014. Invece secondo gli analisti di Confindustria, inciderà negativamente, anche il taglio degli investimenti pubblici in infrastrutture previsto nel Def.