L’interpretazione di Nouriel Roubini, professore alla New York University e presidente di Roubini Global Economics, sullo stato odierno delle cose “Siamo all’inizio di una bolla sul credito, ma appena all’inizio. Tutti gli avvenimenti rischiosi che si sono manifestati nel 2006 e nel 2007 sono tornati allo stesso livello, se non peggiore”.
“Forse oggi non c’è una bolla nel mercato azionario americano”, ma la strategia di uscita dalle forti iniezioni di liquidità da parte della Fed sarà così lenta da far sì che potrebbero esserci i presupposti di una nuova bolla.
> Le operazioni di carry trade nel forex, alimentate dalla liquidità Bce
“Abbiamo creato una bolla subprime, una bolla immobiliare, una bolla sul credito, una bolla azionaria, una bolla finanziaria. E dopo, la bolla è scoppiata e c’è stato un crash. Questa volta, dopo cinque anni di politica a tassi zero, il QE1, il QE2, l’Operation Twist, il QE3, inizieremo ad alzare i tassi solo a metà dell’anno prossimo”.
Roubini precisa che “bisognerà raggiungere la stabilità economica e la ripresa. E bisognerà evitare le bolle sui mercati finanziari. Ora, poi, le banche centrali hanno un altro obiettivo: la stabilità finanziaria”. La base è che se si uscirà (dalla politica monetaria ultra accomodante) troppo presto, “ci sarà un crash del mercato dei bond, e si ucciderà l’economia”. Se “si uscirà troppo lentamente e troppo tardi, si creerà una bolla finanziaria, ed è questa la sfida più grande che la Fed dovrà affrontare nei prossimi tre, quattro anni”.
Il professore dice che “siamo all’inizio anche di una bolla sul credito, appena al suo inizio, è un fenomeno non ancora sviluppato, ma tra un anno e due, quando i tassi saranno ancora poco al di sopra dello zero, il rischio sarà totalmente dispiegato”.