Sul finire della scorsa settimana il mercato finanziario di Tokyo è finito sotto i riflettori, a causa delle violente vendite che si sono abbattute sulle azioni e i bond. Secondo gli addetti ai lavori si tratta di movimenti tecnici dovuti alla condizione di ipercomprato cronico, che si era formato su borsa e bond giapponesi a seguito del boom delle quotazioni avvenuto negli ultimi mesi. D’altronde l’indice azionario Nikkei era salito dell’80% in 6 mesi, per cui il crollo di oltre sette punti di giovedì scorso appare tutto sommato fisiologico.
L’instabilità della borsa nipponica, però, potrebbe proseguire ancora nel breve periodo e favorire ancora il cambio dello yen, molto acquistato in questa fase di mercato a causa del clima di risk-off e dei forti riscatti effettuati sui carry trade e le operazioni di margin trading short. In realtà, ci sono alcuni analisti finanziari che iniziano a dubitare sulla sostenibilità della maxi-svalutazione dello yen nel medio-lungo periodo.
► INVESTITORI IN CERCA DI VALUTE RIFUGIO DOPO CROLLO DEI MERCATI
Ad esempio, Luciano Jannelli – chief economist per il broker svizzero Mig Bank – ritiene che esiste il rischio concreto che “il deprezzammento dello yen possa avere effetti contrari rispetto a quelli auspicati, e cioè che crei deflazione invece che inflazione”. Sarebbe chiaramente un colpo pesante da digerire per il governo nipponico e la Bank of Japan, che hanno lanciato un piano di stimoli monetari e fiscali (“Abenomics”) senza precedenti per combattere la deflazione.
Jannelli ricorda che “il Giappone importa energia dall’estero a costi crescenti per l’effetto-valuta. Se la bolletta energetica sale troppo, potrebbero però esserci l’effetto collaterale di una riduzione degli acquisti sui beni discrezionali che potrebbe deprimere i prezzi facendo risalire lo yen”. Tra l’altro il paese del Sol Levante, nonostante siano passati solo due anni dal disastro di Fukushima, ha già deciso di rilanciare il nucleare.