La quotazione di euro/dollaro resta abbondantemente sotto la soglia di 1,30 ad inizio ottava. Stamattina, poco prima delle ore 8, il tasso di cambio euro/dollaro era a 1,2950, dimostrando ancora una certa debolezza manifestatasi tra l’altro anche nel corso degli ultimi giorni. Dopo aver toccato il massimo più alto degli ultimi 4 mesi a 1,3170, il cambio è sceso fino in area 1,2920 perdendo l’1,93%. A nulla è valso finora l’interventismo delle banche centrali, ma gli analisti finanziari sono pronti a scommettere su una ripresa del cambio nel brevissimo periodo.
Alessandro Fugnoli di Kairos fa notare che da gennaio la Fed comprerà almeno 120 miliardi di titoli al mese con denaro nuovo e lo farà fino a quando il tasso di disoccupazione non sarà sceso intorno al 7%. Siccome dovrebbero servire due anni per raggiungere questo obiettivo, la Fed dovrebbe immettere liquidità fino a due trilioni di dollari. Ciò fa presagire un deprezzamento del dollaro americano nel medio periodo.
Siccome il biglietto verde non sembra avere margini di rafforzamento, molte valute potrebbero “involontariamente” rivalutarsi. Tra queste c’è anche l’euro, nonostante i problemi strutturali di numerosi paesi dell’unione monetaria e la scarsa crescita economica attesa nei prossimi mesi. Il tasso di cambio euro/dollaro dovrebbe nel brevissimo periodo attestarsi tra 1,3150 e 1,29.
Se l’appetito verso il rischio dovesse, però, ritornare a farsi sentire sui mercati, il cambio euro/dollaro potrebbe accelerare verso 1,3250 prima e 1,34 poi, raggiungendo alcuni target “tecnici” di breve-medio periodo. Oggi, invece, in attesa della pubblicazione dell’Ifo tedesco, il cambio sembra destinato a muoversi tra 1,3050 e 1,29.