Dai verbali della riunione emerge che c’è maggiore preoccupazione per la crisi europea: si ritiene che i rischi per il settore finanziario americano siano aumentati e che l’outlook è diventato più incerto. Wall Street ha reagito male alle minute della Fed, mentre il dollaro americano si è rafforzato sui mercati valutari. Il tasso di cambio euro/dollaro ha toccato un nuovo minimo a due anni a 1,2212 e ormai sembra vicino al breakout decisivo di area 1,22.
In caso di breakout di 1,22, il cambio dovrebbe spingersi fino a 1,2150 nel brevissimo periodo e sarebbe sempre più vicino al target “psicologico” di 1,20, dove forse sarà possibile assistere a un tentativo di rimbalzo del cambio. Il dollaro si sta rafforzando anche contro le altre valute, in particolare potrebbe deteriorarsi sensibilmeente il quadro tecnico del cable in caso di perdita del supporto di 1,5450.
Situazione diversa, invece, sul cambio dollaro/yen. La valuta nipponica resta ancora la più acquistata sui mercati valutari, anche se ieri il cambio aveva tentato un importante spunto rialzista che però è stato fermato poco prima di 80. Alla forza del greenback potrebbe fare da contraltare la debolezza dei metalli preziosi: oro e argento rischiano un tonfo, se dovessero perdere importanti supporti di breve periodo.