Nonostante un’economia stagnante e un rapporto debito/pil su livelli monstre al 230%, lo yen continua a mostrare i muscoli sui mercati valutari durante le fasi di maggiore avversione verso il rischio. A dispetto dei deboli fondamentali dell’economia giapponese, lo yen continua ad apprezzarsi sui mercati valutari perché il mondo finanziario è oggi dominato dalle correlazioni. La moneta nipponica viene inquadrata come “valuta rifugio” da comprare quando avviene la fuga dal rischio. Nell’ultimo decennio il tasso di cambio dollaro/yen si è svalutato molto, passando da 125 a 75.
Ogggi il tasso di cambio dollaro/yen (Usd-Jpy) vale circa 79,50, ma nelle ultime settimane ha mostrato un miglioramento del quadro tecnico grazie alle nuove iniezioni di liquidità da parte della Bank of Japan. Il dato di oggi sul pil, che si è contratto dello 0,9% su base trimestrale deludendo le aspettative, fa pensare che la BOJ possa a breve ripresentarsi con un nuovo carico di munizioni per tentare ancora una volta di rilanciare l’economia svalutando la propria valuta.
Lo scorso 2 novembre il cambio dollaro/yen era salito fino a 80,67, sui massimi più alti degli ultimi 7 mesi. Poi è iniziata una nuova fase discendente, con i prezzi tornati fino a poco sopra quota 79. In un report di inizio mese di Morgan Stanley, la banca americana ha ipotizzato uno scenario di deprezzamento per lo yen in scia a nuovi interventi di politica monetaria ultra-espansiva della BOJ.
Secondo Morgan Stanley il cambio dollaro/yen potrebbe salire fino a 84 entro fine novembre. Anche alla Legg Mason ritengono che lo yen sia destinato a indebolirsi nel medio-lungo periodo, in quanto è impensabile pensare che ci sia del valore in una moneta con tassi sul JGB decennale sotto l’1%. L’economia giapponese resta problematica, per cui lo yen dovrebbe svalutarsi da qui a qualche anno.