Arriva l’epilogo dell’inchiesta che un anno fa gettò nello scandalo il mercato del Forex. Circa dodici mesi or sono venne accertata la manipolazione del Foreign Exchange Market, sulle cui piattaforme vengono scambiate quotidianamente valute per un totale che supera i cinque miliardi.
Un volume di gran lunga (dieci volte) superiore a quello di vendita nelle Borse, anche se accumulate. L’accusa ai trader di alcuni tra i più grandi istituti creditizi era quella di scambiarsi informazioni attraverso messaggi istantanei e operare sul mercato in virtù degli ordini ricevuti accordandosi su tassi di riferimento utilizzati dai grandi fondi pensione o dai fondi di investimento.
Con questo accordo le banche, tramite i loro trader, saldavano i propri scambi in moneta estera.
Ma lo scandalo non riguarda solo le grandi banche. Ad essere coinvolte sono anche le istituzioni finanziarie nazionali: la Banca d’Inghilterra ha dichiarato di aver destituito il responsabile del settore valute Martin Mallett successivamente all’indagine indipendente avviata a seguito delle accuse di manipolazione del mercato cambi operato da diverse banche internazionali. Lo rende noto l’agenzia Bloomberg secondo cui Mallett era al corrente del fatto che i trader delle banche si scambiassero le informazioni necessarie relative agli ordini dei clienti per poi manipolare i prezzi.
Sono cinque le banche che hanno accettato il patteggiamento: Ubs, Hsbc, Royal Bank of Scotland, Citigroup e Jp Morgan Chase. Per Barclays, anch’essa implicata nell’inchiesta, le indagini sono ancora in corso.
Multa pesantissima per Ubs, che pagherà ben 661 milioni di dollari alla Financial Services Authority britannica e alla Commodity Futures Trading Commission americana e altri 134 milioni di franchi svizzeri all’authority elvetica Finma, che ha inoltre imposto alla banca di automatizzare il 95% delle operazioni sul mercato dei cambi e di limitare i bonus dei trader a un massimo pari al doppio del salario di due anni.