Le quotazioni del petrolio, con il future Wti che si attesta di poco superiore al tetto degli ottanta dollari al barile e con il Brent ai minimi storici degli ultimi quattro anni, continuano a scendere. L’indice Wti (future avente scadenza a novembre di quest’anno) è calato sotto il tetto degli ottanta dollari al barile per la prima volta dal giugno di due anni fa. Il calo si attesta al 2% in confronto ai livelli della vigilia.
Dall’inizio dell’anno, il future ha lasciato sul terreno più del 18%. Anche per il Brent si parla di nuovi minimi a quattro anni, dal momento che è sceso sotto la soglia degli 82 dollari al barile. Di recente, è arrivato anche il taglio delle stime di domanda mondiale di petrolio da parte dell’IEA, la quale ha previsto il ritmo di crescita della domanda di greggio più basso se si considerano le tabelle dal 2009 ad oggi.
Le conseguenze, per il mercato del Forex, sono molte. Tra le valute più sensibili al calo dei prezzi a barile ci sono il rublo russo, la corona norvegese e il dollaro canadese. Quest’ultima ha aggiornato i minimi a cinque anni in confronto al biglietto verde americano in relazione ai crescenti timori per la discesa dei prezzi al barile. Il petrolio, occorre rammentarlo, si configura come la principale voce nella sezione ‘esportazioni’ per il Canada. E tutto ciò potrebbe influenzare le congiunture del paese nordamericano.
Il rublo ha ripreso la discesa con un aggiornamento dei minimi nel cross con il dollaro, attestatosi sopra il livello di quota 46, a seguito del lieve rimbalzo della vigilia sulla falsa riga del piano governativo per inaugurare aste in valute estere.
La caduta è intensa anche per ciò che riguarda la corona norvegese a seguito di un calo odierno di oltre l’1,5% in confronto al dollaro Usa con cross Usd/Nok superiore a quota 6,60. A settembre il surplus commerciale norvegese è sceso da 22,4 a 21,6 miliardi di corone norvegesi.