La soglia dei 30 miliardi di iniezioni di liquidità, superata a ribasso settimana scorsa da parte della Federal Reserve ha portato agli storni che ci attendevamo, storni non ancora definitivi ma che hanno fatto segnare la peggior discesa settimanale da settembre 2011.
La settimana è stata in assoluto caratterizzata dai pesanti storni di borse americane dopo che la Fed ha deciso di scendere sotto la soglia di 30 miliardi al mese, come ci aspettavamo e abbiamo ribadito per diversi mesi su queste pagine, e da buoni ritorni di volatilità sul mercato valutario, che torna ad essere osservato con attenzione dagli operatori di mercato.
Le aspettative circa future politiche monetarie della Federal Reserve, dopo la pubblicazione del terzo dato in decrescita in tre mesi sul fronte occupazionale americano (a livello di creazione di nuovi posti di lavoro, spiega Matteo Paganini di dailyfx la disoccupazione si è attestata al 6.2% contro due ultime rilevazioni al 6.1%), non sono cambiate ed, attualmente, gli strumenti finanziari stanno prezzando la possibilità di assistere alla fine del QE entro dicembre e di restare al cospetto di tassi tra lo 0.00% e lo 0.25% almeno fino a febbraio.
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Il dollaro americano ha ritrovato dei movimenti coordinati contro le major, con salite su euro, sterlina, dollaro australiano, franco svizzero e yen giapponese, pur non trovandosi all’interno di quadri correlativi dettati da situazioni di risk on o risk off, per cui continueremo a seguire i diversi strumenti come a se stanti, con attenzione a potenziali movimenti concertati del greenback sul valutario nel momento in cui saranno rilasciati dati macroeconomici che entreranno a far parte di quel quadro valutativo qualitativo a cui si dovrà rifare la Yellen prima di decidere come muoversi a livello decisionale