Durante la giornata di giovedì 30 luglio sono stati resi noti i dati relativi al PIL degli Stati Uniti nel secondo trimestre 2015, che malgrado il trend sotto le previsioni degli esperti ha ripreso un buon andamento in crescita, al contrario dei dati allarmanti osservati nei primi tre mesi dell’anno in corso.
In particolar modo, gli analisti avevano previsto un incremento dell’indice pari al 2,6% tra aprile e giugno 2015, ma la cifra si è attestata soltanto al 2,3%. Questo dato, tuttavia, non ha precluso un andamento ribassista del tasso di cambio Euro/Dollaro, che ha rotto il supporto nei pressi di 1,095.
Viene spontaneo chiedersi a cosa sia dovuto questo rafforzamento del dollaro, anche in un caso di cifre al di sotto delle previsioni. Ciò in realtà non dipende da quanto avvenuto nel secondo trimestre, ma dai dati del PIL USA sul primo trimestre che sono stati rivisti rispetto alle prime stime totalmente negative: il calo pari al -0,2% che inizialmente allarmava e non poco, è stato infatti corretto ieri a quota +0,6%. I dati delle tabelle Forex hanno così risentito dell’inversione di trend, assumendo un aspetto penalizzante per l’euro.
Anche dal comparto della disoccupazione è giunto un dato positivo per gli Stati Uniti, dove le domande di sussidio hanno avuto un aumento come da previsione, ma la cifra di 270 mila attesa per la scorsa settimana è stata attenuata dai valori reali, che parlano di 267 mila richieste.
Come ha giustamente ricordato un esperto, fino a pochi anni fa una vacanza negli Stati Uniti era vista come una ghiotta occasione per comprare prodotti di vario genere a prezzi stracciati, puntando proprio sulla potenza dell’euro rispetto al dollaro. Verso l’inizio del 2011 con un euro potevamo comprare quasi la bellezza di un dollaro e mezzo nel mercato dei tassi di cambio, ma da quel momento in poi è partito il crollo fino alla soglia di 1,20 sfiorata nei mesi estivi del 2012. Dopo di che, una confortante ripresa della moneta unica europea consentiva al tasso Euro/Dollaro di sfiorare 1,40 nelle quotazioni Forex di inizio 2014, per poi ripartire con la discesa definitiva che va avanti ancora oggi, quando il valore si aggira ormai costantemente presso cifre inferiori a 1,10 a seguito del record negativo di metà aprile 2015, quando per poco non si scendeva sotto quota 1,05.