In questi giorni abbiamo disaminato le parole di Mario Draghi il quale come da retorica ha ribadito la centralità del tema inflazione, naturalmente ritenuta troppo bassa e prolungata al punto da rendere le aspettative sempre più ancorate al downside e tale da creare il contesto per quello che è stato definito un “asset buying plan”, un acquisto di titoli dunque.
Dicevamo ancora come il timore per la pericolosa spirale di inflazione stagnante e di aspettative di inflazione al ribasso abbia dunque riportato in auge il tema del Quantitative Easing della BCE,spiega il report di DailyFx, tema discusso nel meeting di Aprile ma poi completamente dimenticato in quello di Maggio. Ancora una volta noi confermiamo che dal punto di vista di impatto sulle variabili economiche, fermo restando l’assunto per il quale la politica monetaria riesce ad essere efficace nelle situazioni di squilibri momentanei e non per dirimere problematiche strutturali del quadro economico, il QE sarebbe senz’altro la risposta più credibile ed efficace all’interno del contesto europeo, oltre che il veicolo per generare veri e propri indebolimenti del valore dell’euro.
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Difficilmente questo avverrà, e laddove qualcosa di simile dovesse palesarsi, evidentemente bisognerebbe comprendere le modalità di implementazione di tali misure visto che è impensabile che per statuto, connotazione, e contesto europeo, la BCE possa intraprendere un QE all’americana. Tanto per chiudere il cerchio in questa ennesima riproposizione di considerazioni, il punto è che l’eurodollaro è ancora a livelli elevati perché verosimilmente la politica di “wait and see” degli ultimi mesi della BCE a fronte di un deterioramento dell’inflazione e più in generale del quadro economico, non ha rafforzato l’idea che l’istituto centrale sia pronta a fare qualsiasi cosa per contrastare in primo luogo la disinflazione.