Negli ultimi giorni il tema della “guerra delle valute” è diventato sempre più scottante per i politici delle principali aree economiche mondiali. Alcuni paesi, Giappone e Stati Uniti in primis, perseguono da tempo una politica non dichiarata di svalutazione competitiva della propria valuta allo scopo di rilanciare la crescita e sostenere le esportazioni nei mercato globali. A pagarne le conseguenze è stato finora l’euro, che da valuta a rischio disintegrazione si è trasformato in un vero e proprio schiaccia-sassi mettendo in preallarme alcuni politici europei.
In particolare, il presidente francese Francois Hollande ha chiesto di frenare la corsa dell’euro in quanto l’economia europea rischia di perdere competitività mentre altri paesi mettono in campo misure di allentamento monetario per svalutare le proprie divise. Il tema caldo delle valute è stato affrontato anche da Mario Draghi e ieri dai ministri finanziari dell’area euro nella riunione dell’Eurogruppo.
L’Europa è divisa sul tema della guerra valutaria, tanto che paesi come Germania, Austria e Lussemburgo hanno dichiarato che una politica attiva sul cambio dell’euro rischierebbe di provocare un brusco incremento dell’inflazione. Oggi, però, il tema della “guerra delle valute” è stato ripreso dai ministri delle Finanze e dai banchieri centrali del G7. In un comunicato congiunto hanno dichiarato che non saranno introdotti target sulle valute, per cui il valore dei tassi di cambio continuerà ad essere determinato dai mercati.
Ad ogni modo la reazione sul forex al comunicato del G7 è stata molto favorevole all’euro, che ha ripreso a salire nei confronti di dollaro, sterlina, yen e franco svizzero. In particolare, il tasso di cambio euro/dollaro ha superato la micro-resistenza di area 1,3430 spingendosi finora in area 1,3460. Prossimo target per euro/dollaro è 1,35, ma secondo Goldman Sachs potrebbe raggiungere 1,40 nelle prossime settimane.