Quella appena conclusasi non è stata una settimana facile per il mercato del Forex a seguito delle brutte notizie provenienti dagli States.
La seduta del primo maggio è trascorsa tranquillamente. Gli operatori, infatti, sono stati impegnati a digerire i dati deludenti dagli USA e l’ultimo comunicato della Fed (e anche la Cina è chiusa). In Giappone ieri sera è stato pubblicato il dato sull’inflazione nazionale di marzo (inclusa l’IVA, esclusi i prodotti alimentari freschi), che ha oltrepassato le attese, attestandosi al 2,2% rispetto al 2% previsto, mentre il tasso di disoccupazione riferito allo stesso mese si è attestato al 3,4% rispetto al 3,5% previsto.
L’USD/JPY non ha nemmeno reagito alla notizia, perché gran parte dei mercati ieri era chiusa per la Festa del Lavoro.
Il Giappone, tuttavia, è rimasto aperto e il Nikkei 225 è apparso in leggero calo, del -0,21% a 19.479 punti. Le azioni australiane sono salite leggermente, dello 0,43%, l’indice S&P/ASX ha toccato i 5.814 punti. L’AUD/USD è stato venduto massicciamente negli ultimi due giorni. L’AUD è sceso di nuovo sotto 0,7938 (massimo 24 marzo) e si aggira intorno al supporto a 0,7869 (38,2% di Fibonacci sul rally di aprile).
I mercati terranno d’occhio la lettura finale di aprile dell’indice sul sentiment dei consumatori del Michigan (previsione: 96; precedente: 95,9 punti), oltre alle cifre sull’ISM manifatturiero negli USA riferito al mese di aprile. L’indice dovrebbe aggirarsi a 52 punti, in confronto ai 51,5 precedenti. Una lettura superiore ai 52 punti rappresenterebbe un primo passo gradito per ristabilire la fiducia del mercato nell’economia USA, e indicherebbe che la prima economia al mondo ha, di fatto, vissuto una fase di debolezza nei mesi invernali.
L’EUR/USD non è riuscito a superare la resistenza a 1,1245 (massimi di fine febbraio e inizio marzo) e al momento si sta consolidando intorno a 1,12. L’euro dovrebbe trovare un forte supporto a 1,1043 (massimi multipli). Sul lato ascendente, superare la resistenza a 1,1380 richiederà l’aiuto di altri orsi dell’USD.