Ancora una volta i mercati valutari riescono a stupire gli investitori, i trader e gli appassionati in barba ai fondamentali macroeconomici delle monete messe a confronto.
Cosa è successo? L’Aussie, il quale altro non è che il tasso di cambio tra il dollaro australiano e il dollaro statunitense (Aud/Usd) ha fatto registrare un’impennata ben al di sopra dei 79 centesimi, nonostante l’annuncio della Reserve Bank of Australia relativo al taglio del cash rate di un quarto di punto al 2%.
Si tratta del tasso di interesse più basso di sempre in Australia, o comunque il valore minimo osservato da quando è stata creata la RBA nel 1960. La decisione dei policy makers di Canberra è stata presa nonostante la fase di recupero dell’economia australiana, che comunque sembra avere ancora bisogno di misure monetarie accomodanti soprattutto per evitare stress nel fondamentale settore minerario e nel comparto immobiliare.
Il governatore della RBA, Glenn Stevens, non ha fornito grosse indicazioni sullo scenario futuro dei tassi in Australia, ma alcuni analisti del mercato monetario ritengono che alla fine possa esserci ancora un ulteriore taglio entro fine anno di 25 o addirittura 50 punti base. Sul forex, dopo l’annuncio del taglio dei tassi della RBA, il tasso di cambio Aud/Usd ha prima toccato un bottom poco sotto 0,7790 e poi ha messo a punto un significativo rally fino in area 0,7950.
Da un punto di vista tecnico, considerando anche la complicata fase che sta attraversando il biglietto verde, l’Aussie potrebbe puntare al raggiungimento dei massimi di periodo toccati il 29 aprile a 0,8075. In quell’occasione la valuta australiana aveva raggiunto il livello più alto da oltre tre mesi sul greenback. L’area compresa tra 0,80 e 0,8080 resta una zona di resistenza importante, ma secondo diversi analisti valutari non si può escludere un movimento di recupero fino a 0,83 – 0,85.