Il mercato valutario ci consegna però una valuta che continua ad essere la protagonista di escursioni di prezzo importanti in relazione alle release macro ed è senza dubbio la sterlina britannica.
Così, dopo i dati sull’inflazione di martedì che hanno visto una conferma all’1,6%, abbiamo ieri assistito alla pubblicazione dei dati sul fronte del lavoro che ha messo in luce un tasso di disoccupazione in gran miglioramento, dal 7,1% precedente (dato rivisto in meglio) al 6,9% rispetto ad attese proprio del 7,1%.
Dunque perdura il costante miglioramento del quadro degli indicatori economici del Regno Unito, con un’inflazione ancora al di sotto del target annunciato dalla Bank of England ma che risulta mediamente elevato in relazione alle economie mature, ed un tasso di disoccupazione che dopo molti mesi va al di sotto della soglia del 7% il quale pure era stato indicato come thresold rilevante da raggiungere prima di azioni sul fronte di politica monetaria, spiega Davide Marone di DailyFx. Il complesso delle due grandezze economiche sotto la lente di ingrandimento dell’istituto centrale britannico, risulta perciò foriero di aspettative circa quelle che potrebbero essere accelerazioni sul fronte interventista in rapporto sia al tasso di interesse di riferimento dello 0,50% che al Quantitative Easing totale che ancora ammonta a 375miliardi di sterline.
Lo stesso governatore Carney poco più di un mese fa aveva contemplato la possibilità di azioni concrete di modifica alla forward guidance dal momento che la ripresa economica della Gran Bretagna stava procedendo a ritmi che la stessa banca centrale non aveva previsto, e non possiamo che credere che questi dati più recenti non possano che mettere pressione a Londra circa l’implementazione di misure “meno allentative”. In quest’ottica la sterlina, pur tra le major nel forex dal valore più sostenuto nel breve come nel medio periodo, potrebbe vivere nuove fasi di rafforzamento e raggiungere in primo luogo la soglia di 1,70 contro il dollaro americano.