Donald Trump, eccentrico candidato alle presidenziali Usa, ha parlato nel suo programma atto a sostituire Barack Obama alla guida del Paese di Forex.
Non è difficile immaginare il tenore delle iniziative che, in campo valutario, un uomo come Donald Trump intenda prendere. E’ nota infatti la sua propensione al “liberismo spinto”, quindi alla deregolamentazione, la quale viene interpretata come un mantra, quasi in modo pregiudizievole.
Nello specifico, il candidato alla presidenza degli Stati Uniti offre un alleggerimento del carico fiscale nei confronti dei broker e uno snellimento della burocrazia per quelle imprese che intendano offrire un servizio di intermediazione nell’ambito degli scambi valutari.
Secondo Donald Trump è quindi una questione di licenze: i broker americani si riferiscono sempre più spesso agli enti europei e asiatici, e all’estero fondando le proprie basi legali e fisiche.
Io dico che dobbiamo dare la licenza a tutti i broker forex e opzioni binarie che vogliono operare negli Stati Uniti legalmente, ma dobbiamo anche costruire un firewall per bloccare tutte le aziende non regolamentate nell’accettare depositi. Il Canada ne pagherà le conseguenze perché hanno un problema simile .
Secondo Trump il cambiamento deve essere anche culturale e deve quindi coinvolgere gli agenti di vendita. Ecco il secondo nocciolo della questione: i venditori non sono sufficientemente bravi, quindi non riescono ad acquisire clienti. E’ facile immaginare, in questa prospettiva, la necessità di organizzare scuole di formazione per gli agenti del trading. Un’iniziativa, questa, paventata anche da altri Governi (non certo in una campagna elettorale!) ma mai realizzata.
Donald Trump fonda il suo successo politico, e con tutta probabilità anche elettorale, sulla capacità di farsi capire. I suoi messaggi sono semplici e vanno dritti al cuore e alla pancia degli statunitensi. In questo caso, però, il passaggio logico non è dei più lineari.