Ci sono moltissime motivazioni e ipotesi che si celano dietro questo deprezzamento deciso dalla Pobc cinese nei confronti della propria moneta.
La tripla svalutazione dello yuan, oltre ad aver permesso all’economia del paese di rifiatare, ha permesso anche al partito di prendere del tempo per portare avanti le riforme. L’obiettivo è quello di mettere in chiaro che l’economia del paese è destinata ad avere sempre più regole, questo in risposta agli speculatori che nelle ultime settimane hanno fatto traballare i mercati finanziari.
Analizzate le conseguenze della svalutazione dello yuan all’interno del paese, è possibile affermare che gli obiettivi che la Cina intendeva perseguire mettendo in atto questa operazione erano sostanzialmente due: rilanciare la crescita nazionale favorendo le esportazioni e aiutare la moneta cinese a diventare più reattiva alle oscillazioni dei mercati internazionali.
A questo punto, l’unica cosa che resta da capire, è come mai siano state messe in atto tre svalutazioni nel giro di poche ore.
Dopo aver annunciato il -1,9% a inizio settimana, infatti, nessuno si sarebbe aspettato che si sarebbe arrivati dopo 24 ore al -3,5% e successivamente al -4,6%.
La risposta più probabile può essere riscontrata in un errore di valutazione iniziale; il partito, dopo essersi reso conto che la svalutazione del 1,9% avrebbe avuto conseguenze minime, avrebbe deciso di intervenire nuovamente.
Negli ultimi giorni ha preso campo un’ulteriore ipotesi circa la tripla svalutazione dello yuan da parte della Cina.
Secondo alcuni economisti, infatti, le motivazioni addotte in precedenza non avrebbero senso in quanto, per avere effetti sulle esportazioni, Pechino avrebbe dovuto svalutare del 20% o del 40%.