La politica monetaria declinata dalle banche centrali (in questo caso occorre tener presente la BCE da un lato e la FED dall’altro) è del tutto differente: questo dato va assunto come quello fondamentale per comprendere l’andamento sia del forexEUR/USD che dei volumi d’affari delle borse.
Mentre per quanto concerne la FED la lunga fase di quantitative easing, durata dal 2009 al 2014 può dirsi di certo conclusa e, ormai, si attendono solo le decisioni della FED in merito al rialzo dei tassi, la BCE ha avviato una fase nuova della sua politica monetaria, diametralmente opposta a quella della FED. Immettere moneta fresca sul mercato attraverso l’acquisto di titoli di stato e bond governativi, al ritmo di 60 mld di euro al mese, significa porre in campo uno strumento decisivo per svalutare la moneta: è quello che è avvenuto dall’inizio dell’anno con un euro che si è indebolito sempre di più nei confronti del dollaro (nell’ultimo anno l’euro si è svalutato del 23% nei confronti del dollaro mentre dall’inizio del 2015, in soli tre mesi, si è svalutato del 10%).
Svalutare la moneta unica è funzionale alla BCE per adempiere al mandato che è previsto dal suo statuto: tenere l’inflazione ad un livello inferiore ma prossimo al 2%.
Affermano con sicurezza gli esperti:
Un obiettivo arduo da raggiungere dal momento che la ripresa dell’Eurozona è tutt’altro che certa e che, almeno al momento l’UE resta in deflazione (-0,5%) ma a tal proposito i tempi sono più lunghi rispetto a quelli delle valute; non solo, a tal proposito Mario Draghi ieri, in audizione al Parlamento Europeo, si è detto ottimista: l’inflazione tornerà nelle economie del vecchio continente entro la fine dell’anno e i prezzi ricominceranno, quindi, a salire.