In avvio di Forex, in Asia si è rafforzata la propensione al rischio. Gli indici azionari regionali sono saliti diffusamente sull’onda dei buoni dati cinesi e delle aspettative di un rinvio del rialzo del tasso dalla Fed.
Il Composite di Shanghai è salito del 3,06%, quello di Shenzhen del 4,1%, l’Hang Seng ha guadagnato lo 0,92%. I mercati giapponesi erano chiusi per festività. Sui mercati dei cambi l’USD è stato venduto perché le valute dei mercati emergenti e quelle legate alle materie prime continuano ad attrarre acquirenti. Il vice presidente della Federal Reserve Stanley Fischer è ricorso a toni da falco, dichiarando che i banchieri americani probabilmente alzeranno i tassi già quest’anno, anche se ha riconosciuto che la decisione dipenderà dall’economia globale, che potrebbe far deragliare quella USA. I mercati hanno ignorato le parole di Fischer. L’EUR/USD è lievitato da 1,1354 a 1,1378 dopo che Mario Draghi ha detto che il programma di allentamento quantitativo (QE) della BCE sta funzionando bene; i suoi commenti fanno diminuire le probabilità di un altro allentamento. La coppia NZD/USD è salita da 0,6673 a 0,6707, dopo che l’indice REINZ sulle vendite di abitazioni è cresciuto del 38,3% a/a, in calo rispetto al 41,7% del rilevamento precedente. Si tratta di una cifra inferiore, ma comunque molto solida, inoltre il prezzo medio delle abitazioni a livello nazionale ha raggiunto un nuovo record, pari a 484.650 NZD. A mercati chiusi (festività per il mercato delle obbligazioni negli USA), le curve dei rendimenti dei titoli USA sono invariate, quelli dei decennali del Tesoro resistono al 2,08%. I prezzi delle materie prime rimangono stabili, grazie soprattutto alla ripresa dei prezzi di rame, oro e petrolio (cui ha contribuito anche l’annuncio di Glencore, che venderà le sue miniere di rame in Australia e in Cile). Nel comparto delle materie prime il sentiment si è capovolto, secondo gli opinionisti ormai è stato toccato il fondo.