Il Dollaro australiano vivrà una settimana calda, mentre attende il verdetto di domani della Reserve Bank of Australia, che difficilmente toccherà il tasso sui depositi overnight, il quale è invariato al 2% dal taglio dello scorso maggio.
Durante la precedente riunione del 2 febbraio il governatore Glenn Stevens aveva rilevato come i tassi d’interesse mantenuti ai minimi storici stiano dando riscontri positivi, sostenendo i consumi e riportando la domanda interna nella media degli ultimi dieci anni, confermando l’intenzione di mantenere una politica di easing senza escludere la possibilità di ulteriori tagli di fronte a un deterioramento delle condizioni economiche del paese. Il mercato, infatti, prezza già un taglio dello 0,5% entro i prossimi dodici mesi, con un primo ritocco ad agosto.
Malgrado la volatilità del mercato la domanda interna è ancora positiva. L’aumento a gennaio della disoccupazione al 6%, dopo i precedenti mesi di ripresa che hanno mantenuto la media annuale sopra le aspettative, non sembra segnalare un deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro, sebbene non siano in pochi a ritenere troppo ottimista l’atteggiamento dell’RBA.
L’aumento della domanda e gli strascichi della bolla immobiliare, agevolati dall’aumento del credito concesso grazie all’ondata di easing non possono colmare la voragine creata dal collasso del settore minerario, che ha portato con sé numerosi posti di lavoro: gli investimenti sono crollati negli ultimi trimestri e non ci si attende una ripresa nel breve termine.
Mercoledì sarà la volta del PIL a muovere il Dollaro australiano: dopo una crescita annuale sotto la media e un rallentamento della produzione proprio alla chiusura dell’anno è atteso per il quarto trimestre in crescita dello 0,7%.
Inoltre, la tanto vituperata capacità del settore non minerario di supportare l’economia del paese appare sopravvalutata: la spesa per investimenti per il prossimo anno è infatti prevista in calo record del 19%.
Mancherà anche la crescita dei salari (ai minimi storici di 2,2% nel Q4) a sostegno dei consumi. Il 2016 segnerà quindi un anno di crescita lenta, al di sotto della media degli ultimi dieci anni, mentre il paese dovrà concretizzare la sua indipendenza dal minerario.
Intanto l’Aussie apre la settimana in rosso: i primi segnali ribassisti arrivano nella notte dall’indice dei profitti societari per il Q4, in calo del -2,8% e ben al di sotto le aspettative di -1,8%, al minimo livello degli ultimi 14 mesi.