Il tasso di cambio euro/dollaro si muove stamattina poco sopra 1,34, ma ieri ha toccato il minimo più basso degli ultimi dieci giorni a 1,3370 a seguito delle dichiarazioni di Mario Draghi, che ha puntualizzato che la Bce è attenta nel monitoraggio dell’andamento del cambio se dovesse avere un impatto negativo sulla crescita economica e sulla stabilità dei prezzi. Negli ultimi giorni si era parlato molto dei una possibile sopravvalutazione dell’euro sui mercati finanziari, tanto che Francois Hollande aveva chiesto all’Europa di intervenire per frenare la corsa dell’euro.
In effetti negli ultimi mesi la politica monetaria delle principali aree economiche mondiali, in particolare Giappone e Stati Uniti, è diventata sempre più accomodante con tassi di interesse a zero e immissione di liquidità nel sistema da decine di miliardi di dollari al mese. Da quando l’euro ha allontanato lo spettro della disintegrazione dell’unione monetaria, la moneta unica non ha trovato più ostacoli alla sua ascesa che dura ormai da sei mesi.
Dopo la pesante battuta d’arresto di ieri, ci si chiede se il rally dell’euro sia ancora sostenibile e fin dove potrebbero spingeersi i prezzi. Nel breve periodo il cambio dovrebbe restare sotto 1,35 e probabilmente dovrebbe aumentare la pressione ribassista fino all’area di supporto di 1,3250 – 1,32. Su questi livelli il cambio potrebbe formare una nuova base di accumulazione per provare a ripartire al rialzo.
Il target di 1,40 indicato da Goldman Sachs sembra ancora possibile, ma a patto che non avvenga una chiusura settimanale al di sotto di 1,30. Le aree d’acquisto sul cambio euro/dollaro sono 1,32 prima e 1,30 poi, mentre gli obiettivi di profitto si possono trovare a 1,37 prima e 1,39 poi.